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“Di porto in porto”: la qualità del pesce dell’Adriatico

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A Cesenatico si è svolto “Di porto in porto” per la conoscenza e un utilizzo consapevole del pesce dell’Alto Adriatico

 

Il congresso “Di porto in porto” si è svolto nei giorni scorsi a Cesenatico, Città della Gastronomia CheftoChef. La città nei giorni scorsi ha ospitato, in accordo con le Regioni Emilia-Romagna e Istria, il primo Congresso Itinerante per la conoscenza e un utilizzo consapevole del pesce dell’Alto Adriatico. Dal Museo della Marineria ai luoghi simbolo del confine fra mare e terra di Cesenatico, “Di Porto in Porto” è il progetto che ha coinvolto Istituzioni, chef, ricercatori, formatori, comunicatori e ovviamente pescatori, artigiani, trasformatori e distributori di pesce. 

 

Il nostro compito è anche quello di spiegare e raccontare la storia del pesce che prepariamo e cuciniamo nei nostri piatti. Gustare una biodiversità ittica così straordinaria è un valore per il gusto, per la società e quindi per l’economia dei territori

-Maria Grazia Soncini (chef)

 

 

“Il pesce dell’Alto Adriatico ha qualità straordinarie e una grande biodiversità” è stato il titolo del convegno, condotto da Alice Tognacci al quale hanno partecipato: il Sindaco di Cesenatico Matteo Gozzoli, il responsabile del progetto “di Porto in Porto” per CheftoChef Omar Casali, Presidente CheftoChef e Sindaco di Polesine-Zibello Massimo Spigaroli, il Responsabile Servizio Attività faunistico-venatoria e pesca della Regione Emilia-Romagna Vittorio Elio Manduca, il biologo marino Corrado Piccinetti, gli imprenditori Cesenaticensi Maurizio Cialotti e Roberto Casali e la cuoca Maria Grazia Soncini.

Ha introdotto Omar Casali: “Il progetto itinerante che lanciamo da Cesenatico, ma che vogliamo possa arrivare a interessare e interloquire anche con altre realtà marittime, vuole essere una risposta concreta ai problemi e alle difficoltà di un comparto che ci vede sempre di più, come ristoratori, essere un anello finale che subisce le difficoltà di una filiera, quella del pesce, che non rappresenta solo un’importante e strategica economia, ma anche e soprattutto un’identità comunitaria e territoriale. Dobbiamo, e con ‘Di Porto in Porto’ vogliamo provare a farlo, avvicinare il consumatore a un mondo, come quello del mare, attraverso un rispetto, una tracciabilità e una trasparenza che si conclude nei piatti che prepariamo ma che inizia sulle barche dei nostri pescatori”.

 

 

Per il biologo marino e volto noto della televisione, Corrado Piccinetti: “Recuperare l’identità dell’Adriatico significa saper promuovere la riconoscibilità e l’unicità della diversità biologica del mare e quindi della materia prima che lo vive e popola. Lo possiamo fare attraverso una sensibilizzazione a livello politico, ma anche e soprattutto nel mantenimento di un’esperienza culinaria e organolettica che gli chef, i cuochi e chi lavora nel mondo della ristorazione sa fare. In definitiva serve riuscire a coniugare gastronomia, territorio e turismo per fare in modo che il pesce del Mediterraneo, in primis, e dell’alto Adriatico, nello specifico, possa ritrovare quella dignità e riconoscibilità che gli spetta”.

Una filiera che vede tra i protagonisti, assieme ai pescatori, anche chi investe e opera nel comparto della lavorazione e distribuzione. L’esempio è quello di Roberto Casali che evidenzia come “L’Emilia-Romagna è sicuramente una regione all’avanguardia su questi temi e soprattutto sulla promozione e valorizzazione delle risorse agro-alimentari e ittiche. Si può e si deve sempre fare di più, anche andando a contrastare logiche e prese di posizione legislative a livello Europeo che penalizzano un comparto così delicato come quello inerente all’economia del mare. Per questo serve che per il consumatore sia rispettato il prerequisito della trasparenza e veridicità della tracciabilità del prodotto”.

 

 

Una giornata ricca di contenuti e di input conclusa con una cena, ospitata all’interno del ristorante Maré, in cui sei chef emilaino-romagnoli hanno dato una risposta culinaria, gastronomica e tangibile di cosa significa, concretamente, valorizzare la materia prima donata dal mare. Dodici mani che hanno spaziato dal “Crudo di muggine in carpione” dello Chef  Mattia Borroni, alla croccante e succulente proposta di Silver Succi, fino alla tripla proposta stellata di Maria Grazia SonciniStefano Ciotti, Massimo Spigaroli. Per finire con il padrone di casa del Maré, lo chef Omar Casali, con il “Cotechino di seppie con lenticchie e ceci neri”. 

“Non esiste economia della crescita senza un incontro sul territorio di flussi produttivi e culturali. Chi ci porta il pesce, in questo caso specifico, ma possiamo allargare il discorso anche alle altre nostre materie prime gastronomiche, ha bisogno di chi collabora per preservare l’ambiente, di chi fa ricerca, di chi forma i giovani, di chi innova nel turismo, di chi ci racconta storie e paesaggi”, hanno concluso la giornata Massimo Spigaroli, in qualità di Presidente di CheftoChef, e Michele Ceccarelli, Segretario di CheftoChef.

 

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