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Il leopardato: dall’antichità alle passerelle

Il leopardato, usato già dai tempi primitivi, continua oggi a esercitare il suo fascino

La fantasia leopardata non è per tutti: chi la indossa sicuramente sa di non passare inosservato. Molte star come Sarah Jessica Parker, Nicky Hilton e Amanda Holden vengono immortalate per strada con pellicce o abiti con questa fantasia. Il leopardato compare anche ogni anno sulle passerelle delle Fashion Week. Per questa stagione, Philipp Plein, Dolce&Gabbana, Paco Rabanne e Blumarine hanno impiegato il leopardato su pantaloni, top e borse.

La fascinazione per questa fantasia animalier nasce nell’antichità: l’uomo primitivo ha utilizzato fin da subito le pelli degli animali per coprirsi, e nelle società dell’antichità si pensava che indossare il manto di un determinato animale conferisse a chi lo portava le virtù associate a quella belva. Non stupisce quindi che la pelliccia del leopardo, animale esotico, predatore e difficile da catturare per la sua velocità, fosse ambitissima.

Il leopardato (sia vero che tinto) ottiene poi la fama globale negli anni Venti grazie al cinema, che lo rende sinonimo di uno stile di vita lussuoso ed eccentrico. Si troverà non solo su cappotti ma anche su colli, baveri e accessori. Nel 1947 da Dior compare come motivo stampato su abiti da giorno e da sera, e sempre nello stesso periodo cominciano a diffondersi anche le immagini provocanti di pin-up in total look animalier (come Bettie Page e Jane Mansfield). Sarà in questo momento che la stampa leopardata verrà associata all’idea della donna predatrice e femme fatale.

Oggi, da quando il leopardo è diventato specie a rischio di estinzione, la sua pelliccia non viene più prodotta (se non in versione eco), ma la stampa rimane. Alcune sottoculture, come i punk, la modificano con colori sgargianti. Ormai è divenuto un classico, simbolo di eleganza ma se mal abbinato anche di dozzinalità, e può essere visto in qualunque negozio dall’alta moda al fast fashion. I brand che più lo hanno utilizzato, fino a farlo diventare un marchio di fabbrica, sono Versace, Dolce&Gabbana e Cavalli.

Giulia Maiorana

Foto: Imaxtree

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