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L’Aquila: una città che rivive

Torna ad essere viva e attrattiva la città abruzzese ai piedi dello spettacolare massiccio del Gran Sasso

Il corso principale è pieno di movimento. Bambini, coppie, compagnie di ragazzi. Piazzette dove si cena all’aperto con arrosticini e ricchi taglieri. Suonatori improvvisati che rallegrano il passeggio. I portici  di nobili palazzi imponenti esprimono una perfetta architettura razionalista. Non è lo spaccato di una grande città del nord e nemmeno di una capitale europea.  Siamo a L’Aquila, una città sorprendente nella sua allegra vivacità. Sorprendente per chi conosce la storia recente e ricorda con angoscia la notte del 6 aprile 2009. In quella notte il disastro, scosse di 6 gradi di magnitudo, un grande  sciame sismico, crolli, fughe dalla città, tragedie personali e collettive, lutti e commozione. Quello che è stato un trauma nazionale, L’Aquila lo sta riassorbendo faticosamente e torna a vivere. Le tracce del trauma ci sono ancora, alcuni monumenti sono ancora transennati e inagibili, ma il cuore della città torna a pulsare.

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L’Aquila cosa vedere: una città che accoglie turisti, appassionati di arte e di storia

Perché L’Aquila è una città ricchissima di arte e di storia. Fondata nel 1254 con il sigillo di Corrado IV di Svevia, riunendo castelli e  villaggi sparsi, seconda città del Regno di Napoli, visse la sua epoca d’oro nel ‘400 e nel ‘500. Fonti di ricchezza erano la coltivazione del prezioso zafferano e la transumanza, quel fenomeno economico e sociale per cui ogni anno milioni di pecore scendevano dalle montagne e, passando dal Tratturo magno, arrivavano alla Dogana  di Foggia per svernare nel Tavoliere. La zafferano e la lavorazione della lana, oltre alla proprietà di enormi greggi, generavano grandi ricchezze: da qui la  committenza di opere d’arte, chiese imponenti e grandiose. Le testimonianze più importanti di quel periodo sono al Mund’A, il Museo Nazionale d’Abruzzo che conserva preziose opere del ‘400, statuaria in legno e terracotta, polittici in oro dipinti su tavola. Ma L’Aquila, situata in una zona sismica, ha continuato a cambiare pelle e, dopo il sisma tremendo del 1703, ha assunto un’impronta settecentesca. Ecco quindi le chiese con meravigliosi soffitti a cassettoni intarsiati, paliotti di altare dorati, interni ricostruiti in stile tardo barocco. Senza dimenticare magnifici palazzi, anche questi ricchi di una lunga storia, costruzioni, rifacimenti, modifiche: come il palazzo Pica Alfieri, dove hanno soggiornato principi e regnanti, e oggi splendido di arredi, quadri, tappezzerie, soprammobili.

Foto: Franca D. Scotti

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Tra le chiese dell’Aquila che, insieme con le 99 cannelle della famosa Fontana, ricordano la potenza delle famiglie fondatrici, almeno due sono imperdibili,  San Bernardino e Collemaggio. Proprio Collemaggio ha una storia singolare. Nel 1288 l’eremita Pietro da Morrone fece costruire la basilica di Santa Maria di Collemaggio, grande esempio di arte romanica, dove poi fu incoronato Papa con il nome di Celestino V, il Papa del “gran rifiuto”. Nel 1294  Celestino emanò una bolla pontificia, con la quale concesse un’indulgenza plenaria e universale, la cosiddetta Perdonanza, a tutti coloro che fossero entrati  nella basilica tra le sere del 28 e del 29 agosto di ogni anno, il primo Giubileo della storia. Oggi la Perdonanza celestiniana, patrimonio immateriale dell’Unesco dal 2019, è una manifestazione che richiama migliaia di persone a L’Aquila in tutta l’ultima settimana di agosto.

Foto: Franca D. Scotti

Vacanze in Abruzzo: tutti i luoghi da non perdere

Un altro periodo d’oro di L’Aquila molto più recente è stato quello del ventennio. Un personaggio fondamentale, Adelchi Serena, Podestà e poi Ministro dei lavori pubblici durante il Fascismo, sognò la “grande Aquila”. Da qui le magnifiche costruzioni in puro stile razionalista, i portici per godere la città a passeggio, la Fontana luminosa, una delle icone della città. E poi la prima funivia che andava da Assergi a Campo Imperatore, a circa 2000 metri di altezza, per realizzare l’idea di una Cortina del centro Italia, a un’ora di strada da Roma. Non tutti sanno infatti che l’Aquila è circondata da monti imponenti, alti fino a 3000 metri, le cime più alte degli Appennini e del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

Foto: Franca D. Scotti

Sono il Corno Grande e il Corno Piccolo, il Monte Camicia e il Monte Bolza da esplorare e godere in tutte le stagioni: in estate e primavera con le fioriture coloratissime e i prati erbosi, in autunno e inverno con il freddo pungente, le abbondanti nevicate, le magnifiche piste da sci innevate tutte naturalmente. Oggi si arriva in alto con la nuova funivia. In cima a Campo Imperatore il famoso hotel protagonista del blitz dell’esercito tedesco che liberò Mussolini, un museo della Funivia, un ostello e soprattutto l’Osservatorio astronomico, collocato qui perché ci sono delle condizioni osservative ottime e il cielo è molto trasparente. La strada che da l’Aquila porta in alto sul Gran Sasso è affascinante e panoramica, disseminata di borghi uno più bello dell’altro.

Rocca Calascio
Foto: Franca D. Scotti

Sono ad esempio Castel del Monte, tra i borghi più belli d’Italia, che nel centro storico, tra vicoli e vicoletti, sporti e sottopassaggi, propone il Museo Etnografico sugli usi e i costumi della gente “castellana”, l’attività dei pastori, la lavorazione della lana, le tradizioni religiose, gli arredi d’epoca, i forni a legna della comunità. Oppure Santo Stefano di Sessanio, anche questo  tra i Borghi più belli d’Italia, che paradossalmente si è conservato intatto e suggestivo, proprio perché soggetto a spopolamento. Da qui l’interessante esperimento della Società Sextantio, che ne ha rilanciato un nuovo sviluppo turistico nella forma dell’albergo diffuso. E oggi Santo Stefano di Sessanio è diventato una meta attrattiva per un turismo sofisticato ed esigente. Oppure infine la spettacolare Rocca Calascio, definita dal National Geographic tra le 10 più belle rocche del mondo, un vero nido d’aquila.

Santo Stefano di Sessanio
Foto: Franca D. Scotti

Ci si arriva con un po’ di pazienza e di fatica. Ma la fatica è ripagata dallo spettacolo memorabile dalla terrazza: orizzonte infinito, paesi sparsi, cime imbiancate. Si capisce qui come mai l’Abruzzo sia una regione amatissima dalle produzioni cinematografiche. Vallate e montagne sono state spesso scenario d’eccezione per film e spot pubblicitari. Basti pensare a Lo chiamavano Trinità…  e …continuavano a chiamarlo Trinità, Il deserto dei Tartari, Così è la vita con Aldo, Giovanni e Giacomo e  spot pubblicitari con testimonial d’eccezione, tra cui Leonardo Di Caprio. A Rocca Calascio e Castel del Monte sono stati poi girati film di livello internazionale, come Ladyhawke con Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer, Il nome della rosa con Sean Connery e The American con George Clooney.

Rocca Calascio
Foto: Franca D. Scotti

La gastronomia.

Sapori di terra, ovviamente, nella gastronomia aquilana. La tradizione pastorale abruzzese vive  con i suoi piatti di carni pregiate, mentre le aziende agricole locali coltivano e allevano “alla vecchia maniera”. Quindi ecco i famosi “arrosticini” di pecora, la carne di agnello cotta in vari modi, formaggi saporiti come il canestrato di Castel del Monte, pecorini, caciotte, mozzarelle e la ricotta di pecora, salumi anche molto originali, come il prosciutto di maiale nero o la mortadella di asino. Tra i primi grande abbondanza di lasagne e spaghetti alla chitarra, conditi con sughi ricchissimi di carne e di sapori. Tra i locali da sperimentare per cucina tipica: Elodia in un palazzo storico, Arrosticini divini per la specialità abruzzese più famosa. Per soggiornare in città: Mysuite, moderno e accogliente, con ottima ristorazione.

Foto: Franca D. Scotti

Info turistiche:

www.quilaquila.it

www.welcomeaq.com

www.tastefromabruzzo.com

www.abruzzoturismo.it/it/uffici-iat

Franca D. Scotti