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Punti di vista: a tu per tu con il fondatore di Tucano

Come nasce Tucano, il brand diventato una seconda pelle di tablet e computer

Se si immagina a una borsa per il pc, è molto probabile che venga in mente l’iconico becco di un Tucano. L’azienda italiana, fondata nel 1985 a Milano, è stata infatti una delle prime a ideare questo tipo di prodotto e ancora oggi rimane uno dei leader del settore. Abbiamo intervistato Franco Luini, il fondatore, a cui abbiamo chiesto di raccontarci vision, progetti e desideri…

Nel 1985 avete precorso i tempi con la prima borsa pensata appositamente per il nuovo Macbook. Come è nata l’idea? Come avete capito che i PC sarebbero diventati così importanti per la vita quotidiana?

Stavamo facendo borse di vario tipo e casualmente era venuta la richiesta di un amico che lavorava presso un concessionario Apple. Non appena realizzata ci siamo resi conto che, per quanto il mercato fosse ancora piccolo, era sguarnito di una serie di accessori. Così abbiamo iniziato a lavorare su vari sviluppi.

Qual è la filosofia che l’azienda Tucano vuole portare avanti e veicolare con i propri prodotti, le collaborazioni e la comunicazione?

L’idea è quella di fare prodotti di qualità a prezzi accessibili a tutti. In particolare ci stiamo muovendo nel canale dell’elettronica di consumo e in quello della pelletteria, con prodotti di qualità e con un buon contenuto di design italiano. Puntiamo molto sulle collaborazioni con alcuni designer (Mendini è il più noto) e artisti attraverso una comunicazione fresca e colorata.

 

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Siete partner della Biennale di Venezia, a supporto dell’arte e del cinema. Quali affinità vi riconosce? C’è qualche aneddoto in particolare legato al Festival del Cinema che le piacerebbe raccontarci? Quali sono i progetti e le partnership di cui andate particolarmente fieri?

Siamo partner della Biennale da più di 15 anni, sia nell’ambito di Biennale Arte e Architettura sia per Biennale Cinema. Nella nostra attività corporate già parecchi anni fa abbiamo incontrato la Biennale e abbiamo mantenuto questa relazione prestigiosa come un fiore all’occhiello. Posso raccontare con grande soddisfazione di avere realizzato l’anno scorso, oltre alla borsa ufficiale della kermesse, una borsa speciale per custodire i Leoni d’oro durante la serata di premiazione. Oltre alla Biennale abbiamo partnership molto interessanti con Fuoricinema e Viennale, sempre nel mondo del cinema, con Urania in quello dello sport, Accademia della Scala in ambito artistico e Ata Natura nell’area dei progetti no profit legati all’ambiente.

Come affrontate la collaborazione con un cliente esterno (B2B) che prevede una attività di personalizzazione? Qual è la vostra modalità operativa?

Abbiamo un settore corporate molto ben sviluppato che si occupa soltanto di questo. Ci muoviamo su strade diverse: possiamo sia utilizzare il catalogo di prodotti in stock, facilmente personalizzabili, sia realizzare in Cina produzioni dedicate, custodie speciali non legate necessariamente al nostro genere di prodotto. I nostri clienti spaziano in ambiti differenti, da quello farmaceutico a quello finanziario, da quello sportivo a quello universitari.

 

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Parliamo di sostenibilità, tema quanto mai attuale. Come ritiene che debba essere declinata nel vostro ambito? Che cosa l’azienda Tucano sta cercando di fare in merito?

È giustamente un tema molto sentito da tutti e Tucano ritiene molto importante offrire il proprio contributo a favore di un mondo più ecosostenibile, soprattutto nell’ottica di un’economia circolare. Innanzitutto cerchiamo di realizzare prodotti di qualità e di buona durata. Da qualche anno ci siamo convertiti a un processo ecologico basato sul recupero e sul riutilizzo di materiali plastici le cui fibre ci consentono di dare vita alle nuove linee, con l’obiettivo di invertire l’attuale proporzione prodotto tradizionale e prodotto ecosostenibile, naturalmente a favore di quest’ultimo. Anche all’interna dell’azienda cerchiamo di essere in linea con questa nuova visione.

L’emergenza Covid-19 ha dettato nuovi ritmi alla vita quotidiana e lavorativa. Dal puro smart working a equilibri più fluidi di alternanza casa-ufficio. Lo zaino costituisce in queste circostanze una sorta di ufficio portable, una delle poche certezze alle quali aggrapparsi mentre intorno tutto il resto muta di continuo. È cambiata in qualche modo la progettazione dei vostri prodotti in quest’ottica, da un punto di vista ergonomico e funzionale?

Lo zaino già prima del covid svolgeva questa funzione ed ora l’ha accentuata. I nostri zaini non sono cambiati molto essendo già organizzati per la mobilità urbana. In più però abbiamo sviluppato una ampia serie di accessori dedicati al lavoro in casa.

Avete particolari progetti in cantiere per il futuro? E quali sono invece i sogni, se così possiamo chiamarli, e le speranze?

Progetti e idee ce ne sono sempre. L’azienda deve essere vitale e pronta ai cambiamenti. Il sogno è sempre quello di fare prodotti un po’ rivoluzionari che trovino grande spazio nel mercato e siano apprezzati da tutti.

B.A.

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