Gela, crocevia di storie antiche e ferite moderne, rappresenta un territorio complesso, ma ricco di potenzialità. Città siciliana di straordinaria bellezza affacciata sul Mediterraneo, con i suoi reperti archeologici e i tramonti suggestivi, Gela si distingue anche per le difficoltà legate al suo passato. Il boom industriale del secolo scorso ha segnato un cambiamento radicale: dove un tempo si estendevano fertili campagne, sono sorti impianti petrolchimici, portando con sé promesse di benessere, ma anche degrado ambientale e una crisi occupazionale che ancora oggi pesa sulle nuove generazioni. Non sono mancate, inoltre, pagine di cronaca nera: tra gli anni Ottanta e Novanta la città è stata teatro di una violenta faida mafiosa, culminata nella “Strage di Gela” del 1990, che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. Oggi, però, la città guarda avanti con forza e speranza. Accanto ai residui di un passato complesso, stanno emergendo realtà che puntano alla riqualificazione urbana e culturale. Tra queste spicca Civico 111, un progetto guidato con passione e visione da Roberto Collodoro, in arte Robico, assieme a Rocky, Domenico, Giuseppe e tanti altri componenti di una fervente comunità in espansione. L’arte urbana spesso considerata effimera, qui diventa uno strumento concreto per ridare dignità ai luoghi dimenticati.

foto di: Roberto Collodoro
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Civico 111: un centro per giovani e per l’arte urbana
“Mi chiamo Roberto Collodoro, sono un artista di Gela e il responsabile di Civico 111”, esordisce Robico, raccontando il percorso che lo ha portato a trasformare un territorio “post-apocalittico” in uno spazio di crescita culturale e artistica.
Come nasce Civico 111 e quale visione porta avanti? “Civico 111 nasce dalla volontà di trasformare la vocazione della nostra città. Gela è stata per anni vittima di un passato industriale invasivo, che ha lasciato segni profondi sulla salute e sulla società. Sentivo il bisogno di creare un contenitore culturale che ospitasse attività, eventi e artisti, per offrire ai cittadini una nuova prospettiva sulla propria città. La mia esperienza nella street art, maturata viaggiando e partecipando a festival di riqualificazione urbana in Italia e all’estero, mi ha spinto a dire: ‘Facciamolo anche qui’. Gela offre poche opportunità, ma proprio dove non c’è nulla, si può costruire qualcosa di straordinario. Anche una piccola iniziativa può avere una grande cassa di risonanza”.

foto di: Roberto Collodoro
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Le difficoltà e la rete di collaborazioni
Avviare un progetto culturale in un contesto complesso non è stato semplice. Roberto racconta di come l’esigenza di cambiamento fosse presente tra i cittadini, sebbene difficile da concretizzare. Civico 111 è riuscito però, è riuscito a diventare un punto di riferimento, grazie anche alla costruzione di una solida rete di collaborazioni con altre realtà culturali italiane. “Abbiamo iniziato coinvolgendo i più piccoli e le maestranze locali. Questo ci ha permesso di instaurare un’importante collaborazione con Farm Cultural Park di Favara, una realtà con connessioni internazionali. Insieme, abbiamo dato vita a Uè – Eventi Urbani, un festival che ogni anno porta a Gela artisti da tutto il mondo per realizzare opere di street art nei quartieri abbandonati. Il nostro obiettivo è ampliare la rete e connetterci con esperienze come il Cheap Festival di Bologna, con cui collaboreremo dal 2025. La rete è fondamentale per dare respiro a un progetto come il nostro”.
Civico 111, però, non è solo un punto di riferimento per l’arte urbana, ma anche un centro culturale per i giovani della città. “Oggi il Civico” prosegue Roberto, “è diventato un luogo di aggregazione per i ragazzi di Gela. Non ci sono più centri culturali o oratori; il Civico colma questo vuoto, offrendo spazi in cui i giovani possono osservare artisti al lavoro, sperimentare e sognare. Abbiamo aperto anche il Padiglione Off, uno spazio dedicato all’arte contemporanea, dove ospitiamo mostre mensili in collaborazione con Farm. La gestione è affidata ai ragazzi del liceo artistico, che curano ogni aspetto dell’organizzazione: questo porta nuove energie e responsabilità positive”.
Civico 111, quindi, non è solo un contenitore di eventi, ma un motore di cambiamento sociale e culturale, dove l’arte urbana diventa uno strumento concreto per ridare dignità ai luoghi dimenticati.

foto di: Roberto Collodoro
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L’arte come opportunità concreta
Abbiamo posto a Roberto una domanda provocatoria, quella che spesso si sente dire a chi sceglie una carriera artistica: “Ma con l’arte si mangia?” Ovvero, è davvero possibile oggi vivere di creatività, nonostante le pressioni sociali e familiari che spingono verso percorsi più tradizionali? Un interrogativo che molti si pongono e a cui Roberto ha risposto senza alcuna esitazione: “È una questione di mancanza di conoscenza. L’arte urbana è una forma di comunicazione potente e funzionale: molte aziende e spazi pubblicitari utilizzano la street art come strumento di valorizzazione. C’è un crescente interesse nelle scuole e, a livello culturale, si sta tornando a investire sull’arte, anche se a volte in modo troppo commerciale”.
L’opera per te più significava?
Doveva essere realizzata a Gela, ma l’allora amministrazione la ritenne troppo deprimente per la città. Ho portato il progetto a Milano, dove è stato accolto con entusiasmo da Fineco Bank. Lì, su un palazzo di sette piani, ho dipinto tre vecchiette mastodontiche che guardano il mare, una delle quali ha il volto di mia nonna. Così, un pezzo del mio paese e della mia vita è arrivato in un angolo di Milano.