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Prêt-à-reporter: il nuovo trend che predilige pochi abiti… ma buoni

Stop allo shopping compulsivo oggi la vera classe sta nel riutilizzo

Se per la protagonista di Sex & The City, Carrie Bradshaw, un armadio gigantesco era addirittura meglio di un diamante, per le ragazze di oggi non è affatto così: la guerra al concetto di “monouso” e ai guardaroba straripanti è iniziata. È giunto il momento di dire addio all’abitudine di comprare capi e lasciarli anni appesi a una gruccia con tanto di cartellino, oppure indossarli una sola volta per una grande occasione. Spazio, quindi, al riutilizzo e a una nuova tendenza che ha già contagiato reali e celebrities, il Prêt-à-Reporter.

L’attenzione dei consumatori nei confronti della sostenibilità inizia quando nasce il fenomeno della moda etica a favore del Made in Italy. In seguito è cresciuta l’attenzione al riuso nel settore dell’alta moda, con una ricaduta diretta sulle scelte legate a una maggiore qualità e una minore quantità dei capi prodotti.                      Luisa Leonini, docente universitario

Tra le regine di questo trend spiccano Anna Wintour e Kate Middleton che in più di 70 occasioni hanno scelto abiti già indossati in precedenza. Il concetto è molto semplice e segue la filosofia del “less is more”: comprare meno, ma prestare più attenzione a manifattura e qualità per arrestare la produzione di rifiuti.

Sposando lo Slow Fashion, che predilige l’acquisto di capi necessari, di qualità e prodotti in modo sostenibile, questa tendenza promuove la scelta di un numero limitato di abiti che, proprio per la qualità dei materiali, possono essere riutilizzati con stile e adattati ad ogni occasione variando gli accessori. È quanto emerge da uno studio condotto da Espresso Communication per Bigi Cravatte Milano su un panel di esperti e su oltre 30 testate internazionali dedicate a tendenze e attualità nei campi della moda, del lifestyle e della sostenibilità per scoprire come si sta evolvendo il guardaroba degli italiani.

Ma quali sono le regole per avere un guardaroba in pieno stile Prêt-à-Reporter? Come riportato dal Washington Post, bisogna fare acquisti ponderati, provare sempre ogni capo e scegliere soltanto quegli indumenti che fanno sentire a proprio agio. Attenzioni che permetteranno di avere un capsule wardrobe, un armadio composto da pochi abiti, essenziali e versatili, che possono essere indossati in qualsiasi occasione con l’aggiunta di qualche complemento. Secondo gli esperti il numero perfetto di vestiti in un “capsule wardrobe” è compreso tra 12 e 37.

Tra i vantaggi di questa filosofia, non solo un drastico taglio alle spese, ma anche un netto risparmio di tempo e la fine del dilemma mattutino sulla scelta dell’outfit. Il tutto senza alcuna rinuncia in termini di stile ed eleganza e riducendo lo spazio occupato dai vestiti tanto a casa quanto in valigia. Prima di procedere all’acquisto è necessario anche, come sottolinea il New York Times, comprendere quale sia lo stile appropriato al proprio luogo di lavoro poiché vestirsi adeguatamente ha un forte impatto sulla psicologia dell’individuo e gli permette di sentirsi a proprio agio, integrarsi e raggiungere gli obiettivi stabiliti.

Ed è proprio la cravatta, secondo le ricerche degli esperti, a incarnare a pieno i principi del Prêt-à-Reporter.”Rispetto a qualche anno fa, i consumatori sono oggi più consapevoli e attenti all’impatto ambientale. – spiega Stefano Bigi, amministratore unico di Bigi Cravatte Milano – In azienda perseguiamo la qualità producendo dal 1938 cravatte durevoli, riutilizzabili e sostenibili. Oltre a prediligere la qualità, nella scelta della cravatta occorre orientarsi verso fantasie intramontabili come righe, punti spillo e tinta unita, veri e propri evergreen che possono essere utilizzati per anni semplicemente giocando con accostamenti diversi”.

Sono stati individuate tre dimensioni interessanti all’interno di questo trend. La prima è la personalizzazione: in un tempo in cui tutto appare accessibile, con una rapidissima omologazione anche dell’abbigliamento di lusso rivisitato in chiave più democratica, capi iconici come la cravatta rispondono ancora al bisogno di personalizzazione e di identità. La seconda dimensione è l’estetizzazione: la cravatta è un oggetto unico che ha una dimensione vintage di recupero del passato e pone l’attenzione su specifici dettagli. Infine ha una dimensione simbolica forte ed esprime affidabilità, fiducia e autorevolezza.