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Un secolo di interior design tra arte architettura e moda

Il Vitra Design Museum ospita la mostra “Home Stories: 100 Years, 20 Visionay Interiors”

La casa esprime lo stile di vita personale, plasma la vita quotidiana e determina il benessere di ognuno. E in questo periodo più che mai ne abbiamo preso consapevolezza. Con l’esposizione “Home Stories: 100 Years, 20 Visionay Interiors” il Vitra Design Museum di Weil am Rhein, in Germania, avvia un nuovo dibattito sull’arredamento d’interni domestico, sulla sua storia e sulle sue prospettive future. La mostra (digitale) conduce i visitatori in un viaggio nel passato e mostra come i cambiamenti sociali, politici e tecnici degli ultimi 100 anni si riflettano sugli ambienti abitativi.

L’architettura sono le ossa di una stanza, l’arredamento è il cuore, e l’arte è l’anima.

– Terri Lind Davis

 

 

La mostra è un excursus sui grandi cambiamenti che hanno caratterizzato il design e l’impiego degli interni nel mondo occidentale. Partendo da temi attuali quali la sempre più elevata scarsità di spazi abitativi e la scomparsa dei confini fra lavoro e vita privata, attraversando la scoperta del loft negli anni Settanta. Dal successo di forme di convivenza più informali negli anni Sessanta, si risale ai moderni elettrodomestici degli anni Cinquanta fino ad arrivare ai primissimi appartamenti open space degli anni Venti. Queste cesure saranno illustrate da 20 famosi arredi d’interni fra cui si contano progetti di architetti quali Adolf Loos, Finn Juhl, Lina Bo Bardi o Assemble, di artisti quali Andy Warhol o Cecil Beaton e di leggendarie arredatrici quali Elsie de Wolfe.

Le ultime tendenze in ambito di arredamento coinvolgono l’intero panorama mediatico, da riviste a trasmissioni televisive, da blog a social media.  Nonostante ciò, non sembra esserci alcun serio dibattito sociale sull’arredamento d’interni. La mostra “Home Stories” intende cambiare questo stato di cose. Gli oggetti scelti dimostrano in quale misura la progettazione degli ambienti abitativi non sia solo influenzata da singoli arredatori di spicco, ma prenda anche spunto dal mondo dell’arte, dell’architettura, della moda o della scenografia.

Factory Panorama with Andy Warhol seated on couch in center of legendary Silver Factory studio space, circa 1965. Photograph by Nat Finkelstein.

 

L’esposizione si apre con interni moderni che meglio descrivono il drastico cambiamento attualmente in corso in ambito abitativo. Ne è un esempio lampante l’appartamento micro “Yojigen Poketto” (Sacca 4D, 2017) dello studio madrileno Elii che riesce a sfruttare una superficie minima grazie all’estrema versatilità dei mobili ad incasso. L’architetto Arno Brandlhuber, per contro, dimostra con la “Antivilla” (2014) vicino a Potsdam come un’ex fabbrica possa essere riqualificata ad ambiente domestico. L’impiego di pareti in tessuto rende flessibile la divisione degli ambienti e, puntando sulla riduzione e sull’impiego mirato di determinati materiali, ridefinisce il concetto di confort e lusso.

 

Il collettivo britannico Assemble, in stretta collaborazione con gli abitanti, ha salvato dalla distruzione un insediamento di case a schiera risalente all’epoca vittoriana eliminando gli ambienti interni e riconvertendo gli spazi affinché si adattassero alle esigenze abitative contemporanee. In un laboratori appositamente costruito in loco, sono staiti realizzati nuovi elementi d’arredo dai materiali estratti dalle case. Nonostante negli ultimi anni, molte piattaforme abbiano cercato in qualche modo di rappresentare l’appartamento come un bene da commercializzare, le immagini e la messa in scena di molti interni contemporanei ricorrono, ancora oggi, a motivi tradizionali o conservatori.

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