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Punti di vista: quando l’a-more non è abbastanza

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Nasce durante la pandemia il nuovo brand di vestiti e accessori A-MORE

Molti in questo periodo storico di difficoltà si stanno facendo scoraggiare dalla situazione di instabilità che tutto il mondo sta vivendo ma per fortuna non tutti si lasciano abbattere e c’è qualcuno che invece proprio in un periodo che sembra sempre più buio riesce a riportare una scintilla di speranza. Nasce infatti durante il primo lockdown per contenere il Coronavirus il nuovo brand A-MORE della giovane e talentuosa Camilla Clemente. Camilla ha da poco compiuto 18 anni ma è da sempre stata appassionata di moda e comunicazione tanto che giusto poco prima di lanciare il brand ha passato un anno in America per studiare fashion design.

Tornata in Italia ha deciso di unire queste sue due passioni creando da sola il brand di vestiti e accessori A-MORE che ha lanciato durante la pandemia con molto successo. Camilla, infatti, è riuscita a fare appassionare alla sua causa moltissime persone sparse non solo in Italia ma in tutto il mondo ed è riuscita a creare una community molto forte che la sostiene, il tutto facendosi conoscere al grande pubblico tramite i social come Tik Tok e Instagram. Noi di Luxury abbiamo avuto la fortuna di poterle fare qualche domanda.

Come è nata l’idea di creare un brand come A-MORE? Cosa ti ha spinto a iniziare e cosa ti spinge ad andare avanti nei momenti di difficoltà?

L’idea di creare A-MORE è nata dopo un periodo passato negli Stati Uniti come exchange student. Uscendo dalla mia zona di comfort mi sono trovata ad apprezzare le piccolezze della vita. A scuola frequentavo la classe di fashion design e la mia professoressa rimaneva sempre stupita dei miei lavori. Tornata in Italia, sentivo di dover trasmettere, in un periodo così buio come la pandemia, la serenità trovata. Per farlo ho utilizzato i mezzi che avevo e ho unito le mie passioni di sempre: business, moda e comunicazione.

Il nome del brand è molto particolare. Cosa significa? Come è nato?

Sognavo un brand che andasse oltre al prodotto, una community che credesse nelle stesse emozioni e negli stessi valori. Credo che per descrivere determinate sensazioni, una parola non sia abbastanza, così è nato A-MORE, per indicare che l’amore non sia abbastanza, abbiamo bisogno di più.

Il lancio del brand è avvenuto durante il primo lockdown per la pandemia da Coronavirus. Come mai questa decisione di lanciare un prodotto in un momento così complicato?

A dire la verità non mi sono mai posta il problema della pandemia. L’e-commerce è esploso e sempre più persone erano collegate ai propri dispositivi per molte ore. Essendo un brand 100% digitale non sono stata ostacolata. Di certo le difficoltà non sono mancate, ma grazie al supporto del giusto networking è stato semplice uscirne.

Tieni molto al credo dell’azienda. Raccontaci su che principi si basa il tuo brand

I valori dell’azienda sono tutto ciò su cui si basa il progetto, indirizzato principalmente alla Generazione Z. Facendone anche io parte mi sono resa conto non ci fosse un brand che portasse avanti gli ideali in cui crediamo. Ho creato un modello di business etico, nel rispetto dell’ambiente e dei lavoratori, cercando di abolire qualsiasi etichetta di genere o taglia. Certo il processo sarà ancora lungo ma sono contenta di riuscire a portare un po’ di cambiamento in un’industria così rigida come quella della moda.

Sei molto giovane. Come concili vita e lavoro? Cosa rispondi a chi ti dice che sei troppo giovane per lanciare da sola un brand?

Si, sono molto giovane, ma è proprio grazie alla mia età che riesco a portare avanti l’azienda. C’è un vero e proprio colloquio alla pari con l’acquirente e inoltre, se non ora, quando? Ho pensato, “Non ho nulla da perdere, mal che vada ho un bagaglio di nozioni che pochi dei miei coetanei hanno”.

Molti ti hanno scoperto grazie ai social e in particolare grazie a Tik Tok. Cosa ne pensi del mondo social ai giorni d’oggi? Come possono essere sfruttati al meglio e non diventare uno strumento negativo come molti al giorno d’oggi purtroppo li descrivono?

Il 100% del mio traffico deriva dai social. Sono un mezzo potentissimo e se sfruttati e compresi possono dar vita a realtà importanti. La chiave sta nel saperli utilizzare, interagendo con il pubblico, mettendosi al loro pari, mantenendo sempre professionalità.

Tornando indietro cambieresti qualcosa?

Tornando indietro, non cambierei una virgola del mio percorso. Sicuramente ho commesso degli sbagli, ma senza di essi non sarei qui.

Cosa consigli a chi si vuole lanciare in un’esperienza come la tua?

Il consiglio che do sempre è di non avere fretta: so che da una storia come la mia può sembrare quasi immediato e semplice. La verità è che i fattori da considerare sono innumerevoli, per cui prima di lanciarsi bisogna riflettere. Una volta che si hanno le idee chiare, non guardate in faccia a nessuno. Le persone spesso non sono pronte ad accettare il successo altrui, non bisogna lasciarsi condizionare e credere fortemente nella propria idea.

 

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