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Kappa festeggia i primi 50 anni del logo degli Omini

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Kappa ad Art Basel Miami con Vanessa Beecroft

 

Kappa ha celebrato al Lot 11, nuovo skatepark pubblico di Miami, il 50esimo anniversario di un’icona dell’abbigliamento sportivo e lifestyle: il logo degli Omini. Nel giorno dell’inaugurazione pubblica di Art Basel, l’autore e curatore d’arte britannico Neville Wakefield, assieme all’artista italiana Vanessa Beecroft, ha presentato un’inedita rilettura del marchio italiano con una performance che ne ha interpretato il logo attraverso 50 diverse iterazioni.

 

Non è un caso se abbiamo scelto di festeggiare il 50esimo anniversario del logo Kappa durante Art Basel Miami. Crediamo esista un forte legame tra arte e moda, anche in territori lontani dagli spazi tradizionali. Da 50 anni consideriamo e trattiamo il logo degli Omini come un’opera d’arte, frutto della visione e dell’ingegno di chi l’ha immaginata e creata. Per questa ragione celebriamo il suo anniversario in un contesto culturale e artistico così importante. Art Basel Miami ci è sembrata una scelta naturale, coerente con la nostra storia

-Lorenzo Boglione (Vice President Sales del Gruppo BasicNet)

 

 

“Tratteggi minimalisti, performance art, film e moda: le durational performance di Vanessa si sono sempre distinte come forma particolare di ritrattistica dal vivo. Dando vita all’iconico logo Kappa, l’artista ci invita a esplorare non solo le relazioni tra individui, in continua evoluzione – qui rappresentati dalla coppia degli Omini – ma anche quelle di un marchio con il mondo nella sua complessità” spiega Neville Wakefield.

In occasione di questa performance, Vanessa Beecroft – artista celebre per i suoi tableau vivant, quadri viventi interpretati, in passato, da donne più o meno vestite – per la prima volta ha messo in scena entrambi i sessi: 100 attori divisi a coppie per rievocare il logo Kappa, di cui la performance di Vanessa enfatizza la natura unisex. Gli Omini hanno preso vita nella scenografia di 50 coppie disposte lungo l’intera superficie del Lot 11, che ha aperto al pubblico venerdì 6 dicembre.

 

 

Gli attori erano vestiti con toni neutri e hanno iniziato la performance in piedi, per poi liberarsi, assumere la posizione del logo Kappa – un uomo e una donna seduti schiena contro schiena – e infine spostarsi nello spazio secondo gli schemi della coreografia di Jacob Jonas The Company, orchestrata dalla Beecroft, attraverso movimenti coreografici alternati ad altri ricchi di spontaneità. La performance è stata fortemente ispirata a Zabriskie Point, opera anticonformista e film-cult del regista italiano Michelangelo Antonioni. Oltre all’esibizione, Vanessa ha curato la realizzazione di un ritratto del gruppo, assieme a scatti delle singole coppie e a un video dell’intera performance.

“Il mio lavoro non ha mai mostrato l’interazione fisica tra un uomo e una donna. La mia percezione delle relazioni tra generi è stata inesistente, influenzata dalla mia biografia (una famiglia matriarcale in cui non erano inclusi né padre né fratello) e da film come La Notte di Antonioni e L’Eclisse. Queste opere trattano il tema dell’incomunicabilità e ci lasciano sospesi in un finale aperto. Mentre il mio lavoro è ancora autoreferenziale, basato sullo studio della forma femminile e della sua posizione nel mondo fisico e in quello spirituale, questa performance è per me l’opportunità di esplorare l’interazione tra generi e dare una nuova interpretazione della coppia di oggi” spiega Vanessa Beecroft.

 

 

La storia del logo degli Omini di Kappa inizia per caso a Torino, Italia, in uno studio fotografico. È il 1969 quando, durante uno shooting di costumi da bagno, il flash si inceppa. Due fotomodelli – un ragazzo e una ragazza, seduti schiena contro schiena – sono immortalati controluce. Due sagome scure su sfondo bianco, uno scatto inutilizzabile. Eppure, la prima ispirazione per un logo che farà il giro del mondo.

In quell’anno un giovane imprenditore, Maurizio Vitale, cerca un’immagine indelebile per il marchio che ha appena creato, Robe di Kappa. Ha trasformato la vecchia azienda di famiglia – che produce calze, maglieria intima e una linea di costumi da bagno – in una moderna compagnia di abbigliamento casual e unisex. Vuole una grafica che lo comunichi. Appena vede lo scatto difettoso, ha già scelto: la posa è informale, la sagoma racchiude in un’unica figura un uomo e una donna. È il primo logo di abbigliamento che raffiguri un essere umano. Anzi, due: il logo degli Omini.

 

 

Dieci anni dopo, nasce la divisione sportiva dell’azienda con il marchio Robe di Kappa Sport, poi semplificato in Kappa. Le collezioni cambiano, il logo resta. E guadagna altri primati. Nel 1978 è il primo sulla maglia di una squadra di calcio italiana, la Juventus. Nel 1980 è sulle divise della Nazionale Usa di atletica leggera, primo brand italiano a sponsorizzare un team statunitense. Gli Omini accompagnano gli atleti americani in mondovisione, alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 e di Seoul 1988.

Nel 2000 vestono la Nazionale di calcio italiana. Gli sport sponsorizzati Kappa si moltiplicano: dal rugby alla scherma, dallo sci alla vela, dal golf alle arti marziali. Fino alla svolta lifestyle. Kappa, pur fedele al suo DNA sportivo, presta il logo all’interpretazione del designer russo Gosha Rubchinsky e sfila Pitti 2016. Marcelo Burlon, Opening Ceremony, Faith Connexion, Awake NY: i più grandi nomi del fashion e dello streetwear creano co-lab con gli Omini, contemporanei a 50 anni come 50 anni fa. Sempre pronti a nuove contaminazioni: oggi, con l’arte contemporanea.

 

Se siete degli amanti del fashion, dovete per froza andare su Luxury/Fashion.

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